I Sentieri della Libertà. Valli Borbera e Spinti #4

Sentiero n.4 – Da Roccaforte a Lemmi

Come si arriva:

  • Autostrada A7 Milano/Genova uscita Vignole Borbera/Arquata – strada provinciale della Val Borbera sino a San Nazzaro – Bivio per Rocchetta Ligure e proseguire per la strada provinciale sino a Roccaforte Ligure;
  • Dalla Liguria : autostrada A7 Genova/Milano uscita Isola del Cantone direzione Roccaforte;
  • In alternativa: da Arquata proseguire per Varinella, Grondona e Roccaforte;

Caratteristiche dell’itinerario:

  • Partenza dal piazzale della Chiesa Parrocchiale;
  • Dislivello in salita: 200 m. circa;
  • Tempo di percorrenza: ore 1.00;

Periodo consigliato e equipaggiamento:

  • Tutto l’anno: il percorso è per escursionisti, famiglie e scolaresche;
  • Equipaggiamento da escursionismo leggero;

Partenza da Roccaforte – Accanto all’edificio sede del Comune in uno spiazzo trova collocazione il monumento dello scultore Marco Porta formato da due parallelepipedi in acciaio corten dei quali uno funge da basa su cui appoggiano sei mani in bronzo fuso che mediante colonne in forma di braccia sorreggono l’altro parallelepipedo. E’ dedicato ai partigiani e ai caduti del distaccamento “Franchi” della brigata “Oreste” che aveva sede nella “casa della maestra vecchia” cui si accede risalendo la stradina che reca alla parte superiore del paesino.

Casa della maestra vecchia: nel 1944-45 fu sede del distaccamento partigiano “Franchi” (epigrafe in marmo sulla facciata). Al suo comando fu, sino alla morte in combattimento (medaglia d’oro al valor militare) Giuseppe Salvarezza “Pinan” da Busalla (GE), al cui nome fu intitolata la divisione “Pinan-Cichero” distribuita sulle valli Spinti, Borbera, Grue e Curone.

Ne faceva parte anche il partigiano russo Fedor Polataev “Fiodor” caduto in combattimento nella battaglia di Cantalupo del 2 febbraio 1945 (medaglia d’oro al valor militare – vedi il monumento presso Cantalupo). Prima dell’abbandono della sede (rastrellamento dei Mongoli dicembre 1944) sia Fedor sia Pinan salutarono la maestra che abitava la casa a fianco, e che dava lezioni di italiano al partigiano russo, augurandosi di rivederla presto. Nessuno dei due vi riuscì.

Parrocchia: dalla parrocchia (il cui campanile venne utilizzato dai partigiani di “Marco” per tentativi di radiocomunicazioni) si dipartono tre sentieri: il primo in direzione di Lemmi, avamposto della brigata “Franchi” in direzione di Grondona; il secondo verso Avi e Pertuso; il terzo che conduce a Camere e Costa Salata.

Per Lemmi: dopo una breve rampa a destra una sella conduce ad un rilievo con posizione panoramica straordinaria da cui si individuano moltissimi luoghi significativi della vicenda partigiana.

Tornati sul sentiero (con segnavia CAI 275) si prosegue in piano e spesso ombreggiati fino a giungere, dopo aver lasciato sulla destra il monte Osesa e sulla sinistra il monte Rosso, alla località ”Lemenaschi” dove, in luogo non più identificabile ma sicuramente a valle della sorgente “fountanéin”, i partigiani avevano scavato dei ricoveri nella fiancata del monte, adatti alla sopravvivenza di sei-sette persone per alcuni giorni, da utilizzare in caso di rastrellamenti; (in seguito l’indicazione di costruire rifugi di questo tipo venne estesa dal comandante della “Pinan-Cichero” Aurelio Ferrando “Scrivia” a tutti i reparti).

Nelle vicinanze si verificò anche uno scontro secondario nel corso della battaglia delle strette del Borbera (24-26 agosto 1944) tra miliziani fascisti e partigiani della Franchi appoggiati da giovani di Roccaforte agli ordini di Pinan.

Oltrepassato il monte Castagnaro e giunti all’altezza di Lemmi si lascia il sentiero principale e si scende a Lemmi, che fu sede di distaccamento partigiano con deposito di armi custodite e nascoste in un profondo pozzo dalla popolazione per evitare ritorsioni da parte dei nazifascisti nel corso di rastrellamenti.

Durante l’inverno 1944-45 la strada venne percorsa da tutti gli abitanti di Lemmi che, con buoi trascinanti slitte, cercavano di porre in salvo se stessi e i pochi averi a causa di un’incursione tedesca motivata dall’uccisione di un soldato tedesco ad opera di un partigiano, uccisione secondo alcuni frutto di un incontro accidentale, secondo altri di un’azione di vendetta per l’uccisione del fratello.

Gli abitanti di Lemmi trovarono accoglienza a Roccaforte, ma fortunatamente i tedeschi non bruciarono il paese.

Questo sentiero venne utilizzato anche il 13 aprile 1945 dai partigiani guidati da “Toscano” per trasportare fino a Monteggio alcuni mortai che servirono per il cannoneggiamento del presidio tedesco di Borghetto, sottoposto ad attacco anche da due altre colonne partigiane provenienti da Sorli e da Pertuso. Il trasporto dei mortai su slitte trainate da buoi venne effettuato dai giovani di Roccaforte.

E’ stata avanzata l’ipotesi che questa strada che collega Lemmi a Roccaforte (e che segna lo spartiacque tra le valli Borbera e Spinti) fosse in origine un percorso romano che collegava l’antica Libarna con l’alta valle del Borbera.

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