Olbicella e Bandita

Il centro del piccolo borgo di Olbicella di Molare, immerso nel verde delle colline ovadesi, commemora la ferocia del rastrellamento nazifascista dell’ottobre 1944 e le sofferenze imposte ai civili, con una lapide e un Sacrario, dedicato ai martiri trucidati in piazza; la battaglia di Olbicella è ricordata anche dal cippo, eretto lungo la strada che da Molare conduce in paese, all’altezza del punto dove i partigiani attaccarono eroicamente gli aggressori nel tentativo, vano, di sbarrare la strada verso l’abitato.

Dal 6 al 10 ottobre 1944, i nazifascisti si impegnarono in un violento e massiccio rastrellamento nelle zone di Olbicella, Piancastagna, Cimaferle, Cassinelle, Toleto e Ponzone, contro le formazioni dellla Divisione “Ligure-Alessandrina”. La “Braccini” e la “Val Bormida” non ressero l’urto e si sciolsero.

Dopo le violenze del 7 ottobre, a Bandita, il rastrellamento prosegue nella zona di Olbicella, località dove si era insediato il comando delle forze partigiane della “Buranello”, intenzionate alla difesa ad oltranza. Il 10 ottobre, dopo accesi scontri tra forze impari, il grosso delle truppe ribelli tentarono lo sganciamento verso Piancastagna.

Purtroppo in 7 vennero fatti prigionieri: sei vennero impiccati agli alberi del piazzale della chiesa di Olbicella, dopo indicibili sevizie, costretti essi stessi a stringersi il cappio al collo; il settimo, Mario Ghiglione “Aria”, di soli 16 anni, venne bastonato a sangue e abbandonato sul selciato, dopo aver assistito all’esecuzione dei compagni, sui cui cadaveri gli aguzzini infierirono con le baionette.

I tedeschi non risparmiarono la loro ferocia neppure alla popolazione civile: molti contadini e il parroco vennero presi in ostaggio e rinchiusi nella chiesa di Olbicella, mentre fuori i nazifascisti incendiavano, saccheggiavano e razziavano abitazioni e casali.

 

A Cassinelle. poco distante dall’antica chiesa della Confraternita di San Giovanni, tempio romanico di significativo valore storico e architettonico, sorge la lapide in memoria dei tragici fatti dell’ottobre 1944, in ricordo dei partigiani e dei civili interni trucidati per rappresaglia dai nazisti.

Ai primi di ottobre, le zone Ovada-Passo del Turchino e Acqui Terme-Sassello furono oggetto di un feroce rastrellamento nazifascista, durato diversi giorni, mirato a garantire la sicurezza delle vie di comunicazione, battute con efficacia dalle incursioni partigiane.

Alle prime luci del 7 ottobre, ribelli e nazifascisti si scontrarono nei boschi dell’ovadese. Il primo ingaggio avvenne intorno a Bandita di Cassinelle, dove vennero fatti prigionieri sei partigiani di “Giustizia e Libertà”, comandati da Luciano Scassi. Il rastrellamento coinvolse pesantemente le popolazioni civili: la gente cercò rifugio nella boscaglia, in preda al terrore, mentre le loro povere cascine venivano devastate.

A sera fatta, i partigiani catturati a Bandita vennero fucilati sul posto e con loro quattro inermi contadini, tra i quali anche una donna. Le esequie delle dieci vittime vennero celebrate nella cappella della Madonnina di Bandita, il giorno successivo. I rastrellatori arrestarono anche 20 persone inermi, subito trasferite nelle carceri di Ovada, dalle quali vennero rilasciate solo dopo 19 giorni di prigionia.