Varda la lüna: un progetto e un CD

16 February 2010

Varda la lüna, patrocinato dal Centro di cultura popolare “G. Ferraro” è un interessante esperimento di elaborazione, in chiave contemporanea e jazzistica, del patrimonio musicale popolare.

Il progetto

Il progetto Varda la Lüna a cura della musicista Alessandra Patrucco, è nato dall’esigenza di fare emergere quegli aspetti peculiari del patrimonio culturale, della storia e delle tradizioni del Piemonte attraverso una ricerca e una personale rielaborazione del materiale selezionato in particolare nell’area dell’alessandrino, terra d’origine della cantante.

Questo progetto musicale si basa sulla realizzazione di composizioni originali frutto dell’elaborazione, in chiave contemporanea e jazzistica, del patrimonio musicale popolare, del folklore, dalle polifonie del canto liturgico alle linee melodiche della musica da ballo.

L’idea sottesa alla composizione dei brani trae origine dall’intimo legame proprio di tutte le culture arcaiche fra letteratura e musica nella tradizione orale, dalla precisa intenzione di cogliere l’intima natura dell’espressione popolare e di riproporla con un senso moderno.

E così che dal recupero di filastrocche, ninnenanne, detti e proverbi tradizionali in lingua piemontese, poesie e testi inventati sempre in lingua piemontese, nascono nuove canzoni o storie cantate come una volta insieme ad una sensibilità moderna, ad una attenzione particolare per l’improvvisazione, per il suono, alle possibilità timbriche non solo della voce ma anche degli altri strumenti.

Tutti aspetti musicali che appartengono alla tradizione più antica (prendendo distanza da un certo folk revival) ma che sono al centro ancora oggi della ricerca musicale contemporanea e d’avanguardia.

Questo aspetto dunque costituisce la ragione della necessità dell’ incontro tra i musicisti e le comunità sul territorio ancora depositarie di qualche “antica sapienza” che possa diventare quindi terreno di scambio, materiale comune e concreta possibilità di dare un senso attuale e sociale al patrimonio collettivo culturale tradizionale, di renderlo vivo.

Insieme si cantano, raccontano e improvvisano canzoni e storie, si creano e sperimentano nuovi paesaggi sonori attingendo a quella memoria sonora e immaginaria che appartiene a tutti in ogni tempo ma collocandola in un attuale contesto in cui il passato si fa portatore del nuovo e l’attitudine contemporanea è messa al servizio delle antiche radici popolari, originando un linguaggio musicale nuovo che possa oltrepassare l’ambito locale e diventare oggetto d’interesse internazionale e raggiungere un più vasto pubblico.

Il progetto (che per i suoi aspetti di ricerca storica e filologica si avvale della supervisione del dott. Franco Castelli, storico e ricercatore presso l’ ISRAL di Alessandria e il CREL di Rivoli) prevede l’incontro con i seguenti tre gruppi appartenenti all’area dell’alessandrino in forma di laboratori: I PIFFERAI e le VOCI LIBERE di Cosola in Alta Val Borbera (un gruppo di montagne e valli divise, dal punto di vista amministrativo, in ben quattro province di quattro regioni diverse ma che costituiscono un’area omogenea, dove per secoli la gente ha vissuto in modi simili e dove questa unità è testimoniata soprattutto dalla musica tradizionale popolare), i SUNADUR DAL RAVI di Fubine (gruppo delle colline del Monferrato che ha esplorato i suoni delle zucche), i gruppi che prendono parte al carnevale della LACHERA di Rocca Grimalda ( “La “Lachera” è una festa popolare di Carnevale tra le più singolari e misteriose del vecchio Piemonte rurale.

Siamo a Rocca Grimalda, nell’Alto Monferrato ovadese, in un’area di frontiera tra cultura ligure e cultura padano-piemontese, in una periferia che (come già ricordava Mario Soldati a proposito delle tradizioni culinarie del paese) sembra dare ragione alla teoria bartoliana della conservatività delle aree marginali.” F. Castelli).

Questi laboratori offerti a cittadini aggregati intorno ad un interesse popolare per la musica, a queste piccole comunità che restando isolate hanno mantenuto una forte e peculiare identità culturale, avranno una durata di tre giorni per un totale di otto ore e si concluderanno con una esibizione aperta al pubblico che potrà essere eterogeneo dato l’interesse trasversale del progetto.

Durante i laboratori i partecipanti verranno coinvolti nella produzione musicale attraverso sperimentazioni sonore, uso non convenzionale degli strumenti e improvvisazioni nel pieno rispetto della consolidata originalità, verranno guidati e inseriti nell’esecuzione delle composizioni appositamente create e fondate sul presupposto dell’incontro e dello scambio. Si potrà fruire in questo modo di una proposta artistica innovativa, di un’ esperienza nuova.

Le attività di laboratorio elaborate infine insieme al Quintetto SASA’ , ben consolidato e d’ottima formazione, costituito da voce ed elettronica (Alessandra Patrucco), clarinetti (Simone Mauri), pianoforte (Angelo Conto), contrabbasso (Stefano Risso), batteria e percussioni (Donato Stolfi), verranno proposte in concerto, registrate, e incluse in un cd.

L’intero progetto con inizio nel giugno 2006, è stato inserito fra gli eventi del 2007 per il Centenario della morte di Costantino Nigra e segnalato a rassegne musicali e Festivals interessati all’ambito musicale di riferimento.

Il CD: Sasà – Varda la lüna (Nota Records, 2007)

Varda la lüna nasce con l’intento di cogliere alcuni degli aspetti peculiari del patrimonio linguistico, della storia e delle tradizioni piemontesi ed elaborarli attraverso un linguaggio musicale e letterario vivo ed attuale.

L’ispirazione dei brani trae origine dall’intimo legame, proprio di tutte le culture arcaiche, fra letteratura e musica nella tradizione orale: dal recupero di filastrocche, ninnenanne, detti e proverbi tradizionali in lingua piemontese nascono nuove canzoni o storie cantate come una volta, insieme ad una sensibilità moderna dove la lingua piemontese viene utilizzata e riscoperta anche per il suono e la musicalità che essa possiede.

Nella musica si possono riconoscere la forma-canzone, suggestioni del jazz contemporaneo, linee melodiche della musica da ballo; i testi originali sono a volte delle vere e proprie storie cantate, altre volte descrivono delle suggestioni o delle situazioni in maniera più o meno astratta.

Entrambi affondano le loro radici nell’antico patrimonio culturale popolare ed allo stesso tempo cercano di oltrepassarne i confini. Il disco, e di conseguenza lo spettacolo live, è strutturato in modo tale da alternare le differenti formazioni all’interno dello stesso quintetto e quindi da utilizzare a fondo le possibilità sonore del gruppo.

La realizzazione del CD è stata sponsorizzata da:

Il gruppo ha suonato al:

  • Etnomosaico Festival (Cassine, Al);
  • Circolo dei Lettori (Torino, www.lettori.it);
  • Casa Olimpia (Sestriere);
  • FolkClub (Torino).

Recensioni

Tra le poche autentiche sorprese discografiche che il 2007 ci ha riservato metteremo senz’altro ai primi posti quest’intenso lavoro dei piemontesi Sasà, ensemble folk progressivo guidato dalla voce cristallina di Alessandra Patrucco, peraltro anche protagonista della raccolta di testi tradizionali operata nella provincia di Alessandria. La formazione utilizza clarinetto basso, pianoforte, contrabbasso, batteria e qualche tocco di elettronica: si intuiscono quindi radici jazz, trasfigurate in una ricerca di “altro” che potrebbe rammentare, fatte le differenze, certe gloriose pagine d’epoca targate Pentangle. Quando poi, come in “Cuntanda”, il gioco sulle sillabe dure del piemontese calca le movenze di un tala ritmico indiano il gioco diventa irresistibile (Guido Festinese, “World Music Magazine” ).

Vanno principalmente ad Alessandra Patrucco e ad Angelo Conto – rispettivamente vocalist e pianista – i meriti di questo splendido progetto che recupera motivi della tradizione piemontese – filastrocche, proverbi, ninne nanne – per riadattarli ravvivandoli in una dimensione jazz contagiata di avanguardia, sdilinquimenti blues e suggestioni etniche, senza mai perdere quel senso di magica remissione, un incanto misterioso e confortevole che sembra esalare da quel mondo dietro l’angolo dimenticato un attimo fa (e sembra un secolo). I germogli fanciulleschi di Tuca cicin e Trata burata finiscono per stemperarsi in una fatamorgana di voci e farragini jazzy, processo che in O lumaga diventa esplicito, iniziando con una sorta di field recording della versione tradizionale che poi diluisce in un vaporoso languore. Più che di una riattualizzazione, che avrebbe rischiato di inciampare nei pericoli della contemporaneità ad ogni costo, si tratta di un’accorata dimostrazione d’amore per certe radici colpevolmente relegate nell’archeologia sonica, le quail ricambiano mostrandosi vive, versatili, feconde di presente e – perché no? – di futuro. Basta registrare bene – ovvero con sincerità, impegno e ingegno – la sintonia tra piano, contrabbasso, clarinetto, percussioni e la invero splendida voce di Alessandra, capace di arguzia volatile, di brillante quieta leggerezza. Allora possono accadere scioglilingua bossa-funk intricati e intriganti (Cuntanda), rumbe-cha cha cha come un Paolo Conte in vena di metafore felliniane (la title track), meditazioni paniche (Valzer d’inverno) e calde fusioni jazz-soul (Admurese an zé), spiritual-folk (Su su – Poggiasole) e soavi mestizie in forma di ballata (Anima placida). Un disco, che è anche uno spettacolo live, meritevole di rispetto e attenzione (Stefano Solventi, “Sentire Ascoltare”).

Alessandra Patrucco
alessandrapatrucco@gmail.com
www.myspace.com/alessandrapatrucco