Bicentenario della morte di Mayno della Spinetta (1806-2006)

6 September 2006

Come scrive il noto storico Eric J. Hobsbawm (I banditi. Il banditismo sociale nell’età moderna, Torino, Einaudi, 1971), ogni popolo ha il suo “brigante gentiluomo”, le cui gesta sono entrate a pieno titolo nella mitologia delle classi popolari, nelle vesti di vendicatore dei torti e delle ruberie subite dalla popolazione inerme. Il celebre brigante antinapoleonico Mayno della Spinetta è, per gli alessandrini, quello che è Robin Hood per gli inglesi, Diego Corrientes per gli spagnoli, Stenka Razin per i russi, il “Passator cortese” per i romagnoli: una figura di bandito sociale, le cui imprese sono subito entrate nella leggenda e hanno dato materia a romanzi, novelle, drammi popolari, canzoni da cantastorie, copioni del teatro d’animazione ecc. (v. scheda allegata).

Prendendo lo spunto dalla ricorrenza, nel 2006, del secondo centenario della morte di Mayno della Spinetta, il Centro di cultura popolare “Giuseppe Ferraro” e il Laboratorio Etno-Antropologico di Rocca Grimalda intendono organizzare una serie di manifestazioni, parte di tipo scientifico, parte di tipo più divulgativo, sia per focalizzare il personaggio storico Mayno e la sua epoca, sia per aprire un confronto allargato sull’affascinante tema del brigantaggio popolare, recuperando e valorizzando il ricco e stratificato repertorio popolare sul banditismo.

Mentre la parte più scientifica sugli aspetti storico-antropologici del banditismo sociale sarà assolta dal Convegno internazionale di studi del Laboratorio Etno-Antropologico di Rocca Grimalda (23-24 settembre 2006), con la collaborazione del Comune di Alessandria e della Pro Loco di Spinetta Marengo, sobborgo che diede i natali a Giuseppe Mayno, si pensa ad una serie di manifestazioni qui sotto indicate.

Programma delle iniziative previste

A. Pubblicazione di un volume su Mayno della Spinetta

SERGIO NOVELLI , Mayno della Spinetta. I percorsi del teatro e le fonti del racconto, Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, DAMS, anno accademico 1986/87.

Questa notevole tesi, discussa a pieni voti coi proff. Giuliano Scabia e Remo Melloni, è senz’altro il lavoro più completo e approfondito sul bandito di Marengo: ne auspichiamo da tempo la pubblicazione, che darebbe un contributo importante alla conoscenza di questa pagina di storia e di mitologia alessandrina (v. indice in Appendice A).

Si compone di tre parti: la prima ricostruisce il quadro storico-geografico (“Gente di confini…” e “Giuseppe Mayno detto L’Imperatore delle Alpi”), la seconda inquadra la leggenda maynesca nell’ambito della letteratura popolare (“Storie di briganti”), la terza analizza il mito di Mayno nella memoria orale (interviste del Fondo Castelli) e nel teatro di figura (marionette e burattini).

Restyling del testo tesi, raccolta di documentazione iconografica e d’archivio, pubblicazione in volume rilegato e illustrato di 350 pp. circa, entro l’anno 2006 o la primavera 2007.

B. Giornata di studi su Mayno

A Marengo, nel mese di giugno, si prevede una giornata di studi in cui si dibatterà la figura storica e quella leggendaria del “Bandito di Marengo”, inquadrandola nella sua epoca e nell’orizzonte culturale e mitico della tradizione orale. Tre-quattro relatori (storici, antropologi, teatrologi, critici letterari), proiezione di slides, letture di brani letterari, poesie dialettali, ascolto di canti popolari e musiche d’epoca.

C. Allestimento spettacoli

In collaborazione con l’Associazione Peppino Sarina, si prevede l’allestimento di spettacoli di teatro di figura e di teatro d’attore incentrati sul tema del bandito di Marengo.
Epoca: fine maggio-prima quindicina di giugno. Località: Spinetta Marengo, sulla piazza della chiesa. Uno spettacolo di marionette e uno spettacolo in forma di “cantastoriata” (Teatro del Rimbalzo).

D. Allestimento di una mostra

A cura dell’Associazione Peppino Sarina, sarà allestita (nella Sala d’Arte di Palazzo Guasco in Alessandria?) una mostra di marionette, burattini, scenari, copioni, libri, fogli volanti ecc. su Mayno della Spinetta e altri briganti piemontesi. Possibilità di creazione di un DVD con valenza didattica.

Mayno della Spinetta (scheda a cura di Franco Castelli) Celebre brigante della Frascheta alessandrina, le cui imprese negli anni dell’invasione napoleonica, divennero presto leggendarie. Figlio di un carrettiere (secondo di sei fratelli), nato a Marengo attorno al 1784, Giuseppe Mayno secondo la tradizione si diede alla macchia nel 1803 dopo le nozze con Cristina Ferraris, per aver infranto la proibizione dell’uso di armi da fuoco imposta dagli occupanti francesi. In pratica, con alcuni fratelli sfugge all’arruolamento forzato nell’esercito napoleonico (legge sulla coscrizione obbligatoria del 20 aprile 1802) e diventa capo di una banda agguerrita (secondo la leggenda, 200 uomini a piedi e 40 a cavallo) che darà parecchio filo da torcere alla Gendarmeria Imperiale. Per i contadini mandrogni diventa ben presto il difensore degli umili vessati dalle ruberie delle truppe francesi d’occupazione, il Robin Hood che “ruba ai ricchi per dare ai poveri”. Le sue imprese spericolate gli guadagnano l’appellativo di terreur des Departements au delà des Alpes: sono storici alcuni colpi clamorosi come l’aggressione al Ministro Saliceti, commissario del governo napoleonico, al gen. Milhaud e al convoglio del Papa Pio VII che andava a Parigi per l’incoronazione di Napoleone (1804). Abile nei travestimenti, amante delle beffe, Mayno va e viene per il paese e passa in incognito sotto il naso delle forze dell’ordine, grazie a connivenze e all’aiuto della popolazione rurale, di cui interpreta l’attaccamento all’ordine tradizionale (Trono e Altare) contro l’oppressione straniera e contro la guerra. Con ingenua polemica col Bonaparte, “Re d’Italia e Imperatore dei Francesi”, Mayno si faceva chiamare Re di Marengo e Imperatore delle Alpi. Poiché la moglie non l’aveva seguito nei suoi rifugi segreti sui monti, Mayno spesso tornava nottetempo a trovarla alla Spinetta. Proprio durante una di queste visite alla moglie Cristina, Mayno cade in un’imboscata, favorita certamente da una spia, la notte del 12 aprile 1806. Il suo corpo, crivellato e sfigurato dai colpi di sciabola, viene esposto per dodici ore su un palco in Piazza Grande ad Alessandria. Caduto il capo, anche la banda viene scompaginata: il processo del gennaio 1807 contro 49 imputati, commina quattro pene di morte e numerosi ergastoli. La moglie Cristina, condannata a 24 anni di carcere, venne rimessa in libertà otto anni dopo. Mayno della Spinetta è entrato a pieno titolo nella mitologia delle classi popolari come un “Passator cortese”, vendicatore dei torti e delle ruberie subite dalla popolazione inerme. Le sue imprese sono subito entrate nella leggenda e hanno dato materia a romanzi, drammi popolari, copioni del teatro d’animazione (marionette e burattini).