Quaderno di storia contemporanea n. 37

7 June 2005

In questo numero
di 
Laurana Lajolo

Questo numero del quaderno si apre con un nuovo ricordo di Carlo Gilardenghi attraverso la presentazione del suo libro di memorie “Cantón di Rus e dintorni“, un affresco gustoso della vita alessandrina, nelle sue componenti politiche e amministrative e nelle modalità di vita, di incontro, di svago.

In occasione delle celebrazioni del sessantesimo anniversario della Liberazione, abbiamo incaricato Federico Trocini di monitorare come alcune testate giornalistiche abbiano trattato la ricorrenza.

Salvo alcune eccezioni, la comunicazione giornalistica, trainata dal revisionismo diffuso e dall’ottica ristretta di considerare la lotta di liberazione soltanto come fatto militare (e per di più attraverso episodi sanguinosi), ha cavalcato l’ideologia della pacificazione e dell’esaurimento del valore politico dell’antifascismo, banalizzando e appannando il significato storico della Resistenza.

Non sono mancate, comunque, voci di storici, che hanno sottolineato lo stretto nesso tra Resistenza, Costituzione e fondazione della democrazia. È prevalsa cioè la polemica ideologica per fini politici contingenti.

Come già in altri momenti del passato, anche questo anniversario della Liberazione rappresenta una verifica significativa dello stato delle istituzioni democratiche, disegnate dall’Assemblea costituente tra il 1946 e il 1948, considerato che le proposte del governo di centro-destra di cambiamento della Costituzione stanno mettendo in discussione proprio quei principi, che hanno fondato la struttura dell’allora incipiente democrazia italiana: la divisione dei poteri e il loro reciproco bilanciamento intorno alla centralità dell’assemblea parlamentare.

I partiti presenti nell’Assemblea Costituente misero un grande impegno per trovare mediazioni di alto livello tra culture politiche diverse e anche per stabilire fondamenti condivisi da tutti al fine di far uscire il Paese dalla guerra civile e per dare dignità democratica alle istituzioni locali e nazionali.

La scelta referendaria dei cittadini italiani a favore della Repubblica, penalizzando la monarchia pesantemente compressa con il passato regime, rappresentò, infine, il suggello di una diffusa consapevolezza che per l’Italia iniziava una fase nuova e inedita, quella della Repubblica democratica. I lavori dell’Assemblea Costituente hanno, dunque, istituita la democrazia in Italia, i diritti e i principi di cittadinanza; una democrazia supportata da una funzione pedagogica dei partiti di massa ai fini della partecipazione del popolo alla vita politica.

Ripensare la Resistenza oggi significa anche stabilire un collegamento stretto tra la lotta armata per i valori di libertà e di giustizia sociale e gli orientamenti dei partiti antifascisti, poi rielaborati nella Carta costituzionale. Dalla Resistenza uscì una classe dirigente, che con ideologie differenziate e a volte contrapposte, sottoscrisse il patto costituzionale antifascista, base dell’unità democratica della nascente Repubblica italiana, patto che ha retto anche in periodi di scontri politici aspri e combattuti.

La partecipazione al movimento di liberazione, infatti, fu una scuola di formazione etica e politica fondamentale per la generazione dei giovani partigiani, che sono rimasti fedeli a quell’impegno civile lungo il corso della loro vita. Ma questo sessantesimo anniversario avviene loro assenti: i protagonisti non ci sono più.

Quella classe dirigente non ha avuto eredi. Infatti il problema centrale della politica attuale è la mancanza di una classe dirigente adeguata alle questioni aperte e capace di assumersi la responsabilità di governo, così come aveva fatto la classe antifascista all’indomani della Liberazione.

Oggi manca il senso di responsabilità verso la collettività e l’interesse comune, che emerse all’indomani dell’8 settembre dopo lo sfacelo del regime, quando i giovani scelsero di diventare partigiani per combattere contro i nazisti e i fascisti al fine di far finire la guerra, quando i partiti antifascisti usciti dalla clandestinità seppero esprimere una proposta politica plurale di un nuovo Stato già durante il conflitto con l’istituzione delle repubbliche partigiane nelle zone liberate per provvedere alle prime esigenze quotidiane della popolazione.

Infine i partiti si assunsero la responsabilità di mantenere un terreno comune di incontro nell’Assemblea costituente proprio mentre si consumava l’espulsione delle forze di sinistra dal governo centrista di De Gasperi.

Sarebbe stato di grande interesse utilizzare l’occasione del sessantesimo anniversario per approfondire la connessione tra la lotta partigiana e la costruzione della democrazia italiana, anche alla luce delle riforme istituzionali in atto, per riflettere sulla formazione di una classe dirigente adeguata al momento storico attuale, sulla funzione dei partiti, sulla coscienza politica del popolo.

A sessant’anni di distanza, dunque, nonostante notevoli interventi in senso contrario, la Resistenza non è archiviabile in una pagina di storia strumentalizzata secondo esigenze politiche contingenti, perché quel processo di liberazione è la matrice dell’assetto democratico del Paese.


STUDIE E RICERCHE

La sezione STUDI E RICERCHE di questo numero è sostanzialmente dedicata, oltre alla riflessione sul sessantesimo anniversario del 25 aprile 1945, ad un approfondimento di temi relativi alla guerra e ai prodromi della comunità europea.

La ricerca, condotta da Gennaro Fusco sulle carte conservate nell’Archivio di Stato di Alessandria, che documentano la partecipazione di legionari alessandrini alla guerra di Spagna, offre indicazioni sugli elementi caratterizzanti dei volontari fascisti. Il dato interessante che emerge è l’aspettativa di lavoro dopo la partecipazione alla guerra, quasi fosse quella la motivazione principale per diventare volontario.

Claudio Vercelli analizza l’uso pubblico della Giornata della memoria, sottolineando il ruolo che il ricordo della Shoah ha assunto nei programmi scolastici, quasi a divenire l’unico parametro per affrontare il tema delle conseguenze del totalitarismo nazista. Dopo la vittoria degli stati antifascisti sul nazismo e sul fascismo si apre la questione della costruzione dell’Europa, obiettivo per altro ben presente ad alcuni settori dell’antifascismo politico, basti pensare a Altiero Spinelli.

Claudio Anta delinea il fondamento cristiano della scelta europeista di Robert Schuman, il quale, come ministro francese e quindi come presidente del Parlamento di Strasburgo, fu uno dei protagonisti, con il leader tedesco Adenauer, del progetto dell’unità dell’Europa occidentale, basata su una chiara scelta atlantista.


NOTE E DISCUSSIONI

In NOTE E DISCUSSIONI Cesare Manganelli riprende in senso critico il giudizio di Croce sul fascismo, così come viene fuori dai Taccuini di guerra del filosofo; Maria Luisa Jori si interroga sulla cultura degli italiani, prendendo spunto dalle indicazioni di Tullio De Mauro; Massimo Rapetti ricostruisce l’episodio di Cefalonia, così come lo ha raccontato nel suo romanzo Vanghelis Sakkatos, che era bambino durante l’occupazione italiana dell’isola.

La presidente dell’Istituto Carla Nespolo fa un bilancio dell’attività svolta dall’ISRAL in occasione della Giornata della memoria.


FONTI, ARCHIVI, DOCUMENTI

Significativa e interessante nella sezione FONTI, ARCHIVI, DOCUMENTI è la riproposizione da parte di Manganelli del carteggio, in larga parte inedito, tra due esponenti della sinistra Giacinto Menotti Serrati e Ambrogio Belloni, deputato alessandrino, dopo l’omicidio di Matteotti, nella fase politica particolarmente contrastata del biennio 1924-26.


PROBLEMI E MATERIALI DIDATTICI

Nella sezione PROBLEMI E MATERIALI DIDATTICI pubblichiamo le relazioni tenute da Luciana Ziruolo e Vittorio Rapetti nell’ambito del convegno La scuola e il giorno della memoria, organizzato dalla Sezione didattica dell’Istituto per la storia della resistenza e della società contemporanea di Alessandria, convegno che ha rappresentato un’interessante occasione per riflettere sugli aspetti problematici legati alla didattica della Shoah e sulla valenza assunta dalla ricorrenza del 27 gennaio.

L’inserto fotografico, curato da Franco Castelli, è dedicato alle immagini delle mondine negli anni Cinquanta.