Napoleone III (1808-1873)

Resoconto dell’arrivo di Napoleone III (in treno da Genova) ad Alessandria alla vigilia dell’avvio delle ostilità della II Guerra d’Indipendenza (15-16 maggio 1859):

“Alle ore 4 il treno imperiale toccava Alessandria.

In un padiglione elegantissimamente ornato attendevano allo scalo l’Imperatore, le autorità civili e militari del paese, e con esse il maresciallo Canrobert, accompagnato da un brillante corteggio di generali ed uffiziali superiori dell’ esercito francese ed italiano.

Dopo d’essersi fermato alcuni istanti, Sua Maestà salì a cavallo e si recò al Palazzo Reale scortato da più squadroni di cavalleria, attraversando una doppia fila formata dalla Guardia Nazionale, dalle truppe sarde e dai reggimenti franchi. Sul terrapieno delle fortificazioni la strada percorsa dall’Imperatore era ornata d’alberi veneziani sormontati da banderuole coi colori d’ambe le nazioni, e con sopra l’aquile di Francia e di Savoia.

Nelle vie seguite dalla comitiva le case erano tappezzate, fino all’ altezza del primo piano, con panni che portavan i colori sardi ed i franchi; balconi e finestre adornati con simili drappi e con fiori; le bandiere delle due nazioni, riunite in fasci, sventolavano ovunque, e le signore della città andavan gettando mazzi e fiori ai piedi di Sua Maestà; sugli archi di trionfo e sui trofei leggevano notevoli iscrizioni. (…)

All’entrata della Strada della Pietra era stalo costrutto un arco di trionfo, su cui leggevasi da un lato: ALL’ ALLEATO DI VITTORIO EMANUELE II!

E dall’altro: ALL’EREDE DEL VINCITORE DI MARENGO!

Nella Piazzetta era stato posto sopra un piedestallo un busto in marmo di Napoleon I; lo circondavano quattro colonne, con sopra vasi contenenti fiori; sotto l’immagine dello Imperatore leggevasi quest’iscrizione: “A Napoleone III, a Vittorio Emanuele questa muta eloquente effigie rivendicata alla luce dopo il trattato di vienna attesta concretandole le glorie di Francia le italiche speranze” (…).

Nella Piana larga, dove sta il Palazzo Reale, agitavasi una folla di più di diecimila persone; essa salutò l’Imperatore con prolungati applausi e bravo! Alcuni momenti dopo S. M. il Re di Piemonte venne a raggiungere l’Imperatore e pranzò con lui. La sera fu la città completamente illuminata; sebben si sapesse che l’Imperatore non dovea intervenire al teatro, esso era tuttavia zeppo di gente; frammezzo alle due produzioni che componevano il trattenimento, il miglior attore della compagnia recitò un’ode, che fu calorosamente accolta e che il pubblico volle ripetuta (…).

Il dì seguente (lunedì, 16 maggio) a mezzogiorno e mezzo, l’Imperatore usciva a cavallo per fare una ricognizione militare, accompagnato dall’aiutante maggiore generale e da molte persone addette alla sua Casa. Recavasi poscia nella cittadella di Alessandria, che visitava in tutti i suoi particolari (1).

Dopo aver visitato in tutti i suoi particolari la cittadella d’Alessandria, l’Imperatore, continuando la sua ricognizione militare verso Valenza, ha percorso le rive del Po, ed è andato fino agli avamposti francesi. In quest’escursione, che è durata parecchie ore, l’Imperatore ha frequentemente dimandato informazioni in italiano agli abitanti del paese.

Parecchie volte drappelli di truppe si sono incontrati sul passaggio di S. M.; i soldati erano stanchi per lunga marcia, e la pioggia, che non era cessata di cadere fin dal giorno precedente, inzuppava le loro vestimenta; ma alla vista del loro sovrano, che viene a dividere le loro fatiche ed i loro pericoli, essi hanno ritrovato lo slancio e le giovialità inseparabili dall’indole francese, e fanno echeggiare l’aria dei loro hurrahs prolungati.

Dagli avamposti francesi lungo il Po spingeasi quindi fino ad Occimiano, al quartier generale del Re, col quale s’intratteneva a lungo. E di lì, dopo aver riconosciuto parecchi posti che sembravano essere gran-guardie austriache, tornava ad Alessandria, dove rientrava alle ore cinque”.

(1) A proposito della cittadella di Alessandria il Moniteur di Parigi pubblicava a quei dì quanto segue “Questa fortezza edificata nel 1728 da Vittorio Amedeo II, è una delle piazze più forti dell’Europa”.

Tratto da:
Pier Carlo BOGGIO, Storia politico-militare della guerra dell’indipendenza italiana, 1859-1860, pp. 441-444