Carlo Gilardenghi

24 December 2008

Carlo Gilardenghi, fondatore dei GAP di Alessandria, collaboratore del CLN.

Partigiano, svolge il ruolo di Commissario nella 108° Garibaldi Brg. Rossi.

Nel dopoguerra è stato protagonisti della vita politica e culturale di Alessandria, anche come Assessore alla Pubblica Istruzione.

Presidente dell’Istituto per la storia della Reistenza dal 1978, è stato autore di saggi di storia politica di Alessandria.

Dopo la sua morte, nel 2003, è stata pubblicata l’opera autobiografica Canton di rus e dintorni.

Tratto da Libro d’onore della Resistenza, (pag. 194-195)

Carlo Gilardenghi. Nota biografica
di Luciana Ziruolo

Nato ad Alessandria il 24 maggio 1923 da Alessandro (sarto) e da Giuseppina Garrone (casalinga), consegue il diploma di maturità classica presso il liceo “Giovanni Plana” della città natale nel 1942, si laurea in giurisprudenza presso l’università di Torino, il 23 febbraio 1949, sostenendo una tesi in diritto del lavoro (rettore in quel tempo è Mario Allara).

Nell’ottobre 1953 si sposa con Clotilde Bonzano, impiegata delle Poste, nel 1954 nasce la figlia Roberta.

Durante la seconda guerra mondiale è uno studente – orfano di padre dagli anni del liceo – che di fronte ai disastri della guerra fascista cerca i primi faticosi contatti con l’antifascismo, alle elementari il suo maestro era stato Giuseppe Burzi, comunista, implicato con Ottavio Maestri e Walter Audisio negli arresti del 1934.

Un’altra figura di riferimento è il comunista Dante Mandirola, maestro di musica. Nel 1942, studente liceale, partecipa alle riunioni in casa di Livio Pivano, azionista, punto di riferimento della prima generazione dell’antifascismo alessandrino.

Studente universitario, si iscrive al Pci clandestino nel 1943, tramite Ottavio Maestri, comunista, condannato dal Tribunale Speciale e reduce dal confino.

Dopo l’8 settembe 1943 è un attivo organizzatore della lotta armata: incontra Giovanni Pesce (combattente della guerra di Spagna, poi partigiano insignito della medaglia d’oro) e nonostante ne venga sconsigliato, è tra gli organizzatori dei Gap di Alessandria, di cui fanno parte suoi coetanei come Ennio Massobrio, Amaele Abbiati, Germano Debernardi, Bruno Biorci, Sergio Bastianelli.

Negli anni 1943 e 1944 è segretario del Fronte della gioventù di Alessandria, partecipa alla Resistenza come commissario politico della 108 ma Brigata “Garibaldi” della Divisione Pinan Cichero, operando nella zona valenzana. Nell’immediato dopoguerra fa parte del Cln come rappresentante del “Fronte della Gioventù”, membro del Comitato esecutivo della Federazione del Pci, membro del Comitato provinciale dell’Anpi. Sarà anche presidente dell’Associazione Italia –Urss.

Eletto consigliere comunale per il Pci nel 1951, lo rimarrà fino al 1973. Sarà assessore alla Pubblica Istruzione per due legislature, dal 1951 al 1960.

Gilardenghi era in quel tempo funzionario dell’Enpas di Alessandria ed Asti ed è significativo sapere che la sua nomina ad assessore all’istruzione del Comune di Alessandria fu ostacolata non poco dalla direzione generale dell’Enpas. A ulteriore conferma della continuità, nell’apparato burocratico dello Stato, tra fascismo e post-fascismo, gli veniva negata la possibilità di essere Assessore del Comune, gli veniva concessa soltanto la carica di consigliere. Il diniego sarà rimosso dalla risposta, all’ interrogazione scritta dell’onorevole Merloni alla I legislatura, dal Ministro del lavoro e della previdenza sociale Rubinacci.

Il 1951 segnò un significativo momento di svolta all’interno dei partiti che amministravano il Comune e soprattutto nel Pci: “L’irrompere di una nuova generazione di amministratori, il bilancio comunale che ormai non costituiva più un problema, le emergenze più pressanti della ricostruzione ormai risolte: erano tutti fattori che contribuivano ora a rendere l’ente locale più sensibile alle problematiche di carattere culturale.

A farsi interprete di queste esigenze nella giunta era in particolare il nuovo assessore alla pubblica istruzione Carlo Gilardenghi. Anche se non fu risolto il problema più importante, quello del teatro, il Comune ora intervenne positivamente su molti problemi di ambito culturale.

Grazie all’ente locale poterono riprendere le importanti mostre nazionali di arti figurative organizzate dagli Amici dell’Arte che, a partire dal 1955 furono addirittura allestite direttamente dal Comune. Il 25 settembre 1952, dopo dodici anni, vennero finalmente riaperti al pubblico il Museo Civico e la Pinacoteca.

Accogliendo una richiesta de “Il Piccolo” si modificò l’orario della Biblioteca Civica, tenendola aperta anche alla sera per due giorni alla settimana in modo da favorire chi per motivi di lavoro non poteva frequentarla durante il pomeriggio. La nuova sensibilità dell’ente locale e dei partiti che lo amministravano finì certamente per dare un importante contributo nel preparare il terreno per il vivace proliferare di circoli e dibattiti che avrebbe animato la città negli anni successivi” (Alberto Ballerino, Non solo nebbia).

All’inizio degli anni Cinquanta, ad Alessandria, si cercava di riprendere il filo di esperienze culturali che avevano lasciato un segno importante.

Nel 1951 si hanno i primi atti per la fondazione del Cine Club “Alexandria”. Il problema che frenava attività di questo tipo, cioè la difficoltà a trovare sale adatte alle proiezioni, venne risolto nel 1952 con la nascita del Cine Club Alessandria, fondato da un gruppo di studenti. Ne appoggiarono la costituzione Carlo Gilardenghi, assessore alla Pubblica Amministrazione, Ennio Dollfus e Nossardi, segretario dell’Aga. Tra i soci c’era anche il giovane studente Adelio Ferrero per il quale questa esperienza fu sicuramente molto importante.

Carlo Gilardenghi nel 1977 sarà tra i fondatori dell’”Istituto per la storia della resistenza in provincia di Alessandria”, di cui sarà presidente dal marzo 1982 all’aprile 2000, una presidenza attenta al quadro locale e a quello nazionale, aperta all’ascolto delle generazioni più giovani, straordinariamente incisiva nell’individuare il cuore e i nodi dei temi e dei problemi che si davano di volta in volta. Fino al settembre 2003 manterrà l’incarico di coordinatore del Comitato Scientifico.

Dal settembre 2002, nell’ultimo anno della sua vita aggiunge ai suoi impegni quello fondativo dell’ Associazione politico-culturale “Città futura”, così intitolata – come ha scritto Giorgio Canestri – non per facili motivi di richiamo ideologico, bensì per testimoniare la speranza nella possibilità di una cittadinanza eticamente e politicamente riscattata dalla volgarità e dalla cialtroneria di molto costume nazionale.

È stato autore di numerosi saggi in cui ha unito lo studio del passato all’ immaginazione del futuro (si veda la nota bibliografica redatta da Franco Castelli).

Nel 2003, ad Alessandria, tiene i suoi due ultimi discorsi pubblici: la sera del 26 marzo, in piazza Duomo, in occasione della Marcia della pace (il 20 marzo è la data di inizio della guerra in Iraq) e la mattina del 25 aprile, come oratore ufficiale della celebrazione, nei giardini di fronte al monumento ai caduti [entrambi sono pubblicati nel numero 34 di “Quaderno di storia contemporanea”, rispettivamente con il titolo La Costituzione e la Pace e Auguriamo anche a voi il vostro 25 aprile].

Ha scritto saggi sulla storia politica alessandrina tra guerra, resistenza e ricostruzione.
Nel 2004, per i tipi de Le Mani, a cura di Franco Castelli, è uscito postumo Cantón di rus e dintorni, un affresco corale di Alessandria e del rione natale nella grande storia del Novecento.

Fonti e bibliografia

– Atti parlamentari, Camera dei Deputati, Seduta del 7 ottobre 1952, Interrogazione scritta dell’onorevole Merloni alla I legislatura;

– Archivio di Stato di Alessandria, Serie IV, Comitato provinciale di Liberazione Nazionale di Alessandria, Verbale della Seduta del 3 luglio 1945;

– Alberto Ballerino (a cura di), Dalla crisi del regime alla Resistenza. Intervista a Carlo Gilardenghi, in “Quaderno di storia contemporanea”, n. 34, 2003, pp. 24-32;

– Alberto Ballerino, Non solo nebbia. Teatro, cinema, vita culturale ad Alessandria, Alessandria, Falsopiano, 2002;

– Alberto Ballerino, Anni rimossi. Intellettuali, cinema e teatro ad Alesssandria dal 1925 al 1943, Recco-Genova, Le Mani, 2006.

– Alberto Ballerino (a cura di), L’attentato a Togliatti. Intervista a Carlo Gilardenghi, “Quaderno di storia contemporanea”, n.34, 2003, pp.33-36.

– Giorgio Canestri, Ricordo, in “Quaderno di storia contemporanea”, n. 34, 2003, pp. 9-11

– Carlo Gilardenghi, Cantón di rus e dintorni, (a cura di Franco Castelli), Recco-Genova, Le Mani, 2004;

– Carlo Gilardenghi, Cesare Manganelli, Il partito nuovo alla prova del governo locale: il caso alessandrino, relazione al convegno “Luigi Longo”, Alessandria, 1989.

– Delmo Maestri, Una vita tra politica e storia, in “Quaderno di storia contemporanea”, n.34, 2003, pp. 37-39.

– Cesare Manganelli, Scelte amministrative nella ricostruzione: il Comune di Alessandria (1946 – 1951), in Le amministrazioni locali del Piemonte e la fondazione della Repubblica, a cura di Adolfo Mignemi, Milano, Franco Angeli, 1993, pp.185 -200.