Dalle belle città per il 60° della Liberazione

12 November 2004

Lo spettacolo “Dalle Belle Città”, elaborato in occasione del sessantesimo della Liberazione, ha l’intenzione di evocare le emozioni e le sensazioni della gente comune, piuttosto che i fatti storici caratteristici del lungo periodo che va dalla nascita del fascismo al 25 aprile 1945. Il tentativo è di contrapporre, al clima creato dalla “fascistizzazione” della società italiana, alla boria retorica della “mistica” fascista, la realtà di una sofferenza umana, che si sarebbe presto trasformata nella tragedia della guerra e dei campi di sterminio.

Lo spettacolo è suddiviso in cinque quadri: nel primo (Dalla nascita del Fascismo al delitto Matteotti) sono presentati gli aspetti della società italiana nel ventennio fascista, un quadro di insipienza e bigotteria, al cui centro si staglia il sacrificio di Giacomo Matteotti.

Il secondo (l’impero e la guerra d’Africa) e il terzo (la guerra di Spagna) mettono a confronto la volontà e l’ansia fascista di sopraffare gli altri popoli e la decisa volontà degli Spagnoli di difendere il governo eletto dal popolo dall’aggressione franchista.

Nel quarto (dalle leggi razziali allo Shoà) si rappresenta, attraverso alcuni brani del diario di Anna Frank, il dramma d’infiniti uomini e donne, adolescenti e bambini, nel loro sforzo di sopravvivere, con la propria dignità, ad una violenza incomprensibile, e per questo, ancor più dolorosa e annientante.

Il quinto quadro (La guerra e la Resistenza) chiude lo spettacolo, ponendo l’accento sugli aspetti umani dei protagonisti della Guerra di Liberazione, piuttosto che indulgere in una lettura epica degli avvenimenti.

Il valore di quest’epopea sta, infatti, come abbiamo già accennato all’inizio, proprio nella volontaria adesione di molti ad uno stimolo verso la catarsi, verso l’emancipazione da una prigione di falsità, d’inutili crudeltà, d’innumerevoli sofferenze, un moto comune che coinvolse donne umili e uomini qualsiasi, e che su questa semplicità fonda la sua vera forza e il proprio richiamo persistente.