Il CD – ROM “Autostorie” è uscito

28 March 2000

Autostorie – Nell’ultimo scorcio del 1999 due Enti locali e un istituto di ricerca decisero di organizzare un premio letterario. L’intenzione era di mettere in rapporto storia e letteratura: ai partecipanti si chiedeva infatti (si chiederà, perché mentre scrivo è in corso la promozione della prima edizione del concorso) di inviare racconti che avessero per soggetto ispiratore temi, avvenimenti personaggi dell’Italia del Novecento.

Il concorso prendeva le mosse da una consapevolezza e da un disagio: la presa d’atto di una forte “domanda” di storia e, per contro, la circolazione quasi sempre per solo addetti ai lavori cui va solitamente incontro un saggio di storiografia. Si trattava insomma di ragionare intorno alle modalità della divulgazione, di provare a praticare strade poco esplorate scontando gli inevitabili rischi di ogni sperimentazione.

La scelta di proporre la chiave letteraria per trattare temi storici aveva naturalmente anche altre ragioni: la constatazione che la letteratura si è spesso dimostrata più libera da pregiudizi e meno condizionata ideologicamente della storiografia; e poi la piacevole scoperta, soprattutto negli ultimi anni, di autori, spesso giovani e giovanissimi, che lavorano intorno ad un esplicito intreccio tra inventiva letteraria e riflessione sulla realtà italiana contemporanea.

Il CD “autostorie”, che accompagna il concorso e si candida anch’esso ad offrire qualche spunto alla riflessione sul rapporto storia-letteratura, propone la rilettura-reinterpretazione di alcuni racconti di uno degli autori più impegnati in questa ricerca, Carlo Lucarelli.

In essi Lucarelli ci offre, a volte in chiave sarcastica, con accenti più amari in altre occasioni, squarci sull’Italia di fine secolo, sospesa tra telefonini e grattaevinci, look da palestra e giovani stralunati, code interminabili e perdita del senso del tempo; e chissà che, tra un po’ di anni, qualche storico non ricorra propria a questi racconti come “documenti” per tentare di interpretare la mentalità di questa nostra strana nazione. Ma in almeno due occasioni il rapporto della narrativa di Lucarelli con la storia è del tutto esplicito.

Lo è nel racconto in cui solo facendo leva sulla memoria quel vecchio partigiano (quell’anziano) di settantasette anni riesce a vincere il sarcasmo del giovane autista (a proposito: io sono convinto sia abbastanza facile scrivere un racconto su un partigiano nel “fior degli anni”, più difficile immaginarlo protagonista incanutito di una storia, senza monumentalizzarne la figura, e va a merito di Lucarelli esserci riuscito); e lo è nel brano che chiude il compact, quel Los fucilados che resta a mio avviso un piccolo capolavoro di sintesi riuscita tra pathos narrativo e ritratto partecipato e commovente di un militante della guerra civile spagnola.

E poi, qui c’è un elemento in più, la musica. Contarino, Gilardone e Picollo l’hanno composta appositamente per questa riproposta dei racconti di Lucarelli ed è diventata, per chi come me l’ha ascoltata molte volte, un tutt’uno con essi. Musica e parole si sono unite per sollecitare le emozioni e vivificare la memoria.

Che poi l’ultimo racconto di questa raccolta, Los fucilados, si chiuda con una rielaborazione di una celebre canzone di Victor Jara, il cantautore cileno tra le prime vittime della dittatura di Pinochet, mi pare anch’esso un fatto significativo, un modo di rendere, attraverso la musica, un omaggio al dovere imprescindibile della memoria.