Film e documentari sulla Shoah

di Monica Meregaglia

Filmografia

Il Grande Dittatore (The Great Dictator), USA , 1940
Regia: C. Chaplin
Attori: C. Chaplin, P. Goddard, J. Oakie, R. Gardiner
Genere: Satirico, b/n
Durata: 128′

 

 

 

Ambientato in un immaginario Stato dittatoriale, il film è una storica satira del regime nazifascista: Chaplin, nel doppio ruolo di un barbiere ebreo e del dittatore, le cui sembianze ricordano in modo inequivocabile quelle di Hitler, offre una serie di lirici, acuti, sofferti episodi simbolici sul regime. Alcune sequenze, ad esempio quella in cui il dittatore gioca con il mappamondo, sono passate di diritto alla storia del cinema. Il regista subì, per le sue scelte, l’ostracismo della classe politica e di quella intellettuale e fu persino creduto ebreo dai nazisti: non smentì mai, perché tale atto sarebbe potuto sembrare una presa di posizione antisemita. Recentemente è stata presentata la versione originale, alla quale sono state aggiunte le scene a suo tempo tagliate, comprese le sei censurate dal regime fascista.


Kapò, Italia-Francia, 1960
Regia: G. Pontecorvo
Attori: S. Strasberg, L. Terzieff, E. Riva, D. Perego, G. Garko, P. Pitagora
Genere: Drammatico, b/n
Durata: 102′

 

 

 

 

Opera controversa, premiata e stroncata, rimane un imprescindibile esempio dell’annullamento, della degradazione e della perdita di dignità in cui venivano precipitati i deportati nei campi di sterminio. Narra la vicenda di una giovane ebrea che, per salvarsi, riesce a diventare caposquadra (kapò, appunto) in un campo di lavoro polacco, trasformandosi così da potenziale vittima in aguzzina. Nella seconda parte del film, la redenzione della protagonista passa attraverso l’amore per un soldato russo.


Paesaggio dopo la battaglia (Krajobraz po bitwe), Polonia, 1970
Regia: A. Wajda
Attori: D. Olbrychski, S. Celinska, T. Janczar, M. Stoor, Z. Malanowicz, L. Drogosz
Genere: Drammatico
Durata: 109′

 

 

 

 

Andrzej Wajda, basandosi sul romanzo-testimonianza di un sopravvissuto ai campi di sterminio, propone una storia d’amore fra una giovane ebrea e un intellettuale polacco. La vicenda è ambientata al termine della guerra in un campo di smistamento nazista dove vengono ammassati i sopravvissuti ai lager, e descrive la fine dell’incubo, la prima aria di libertà (appropriata la scelta delle musiche) e le tragedie interiori dei personaggi. Il finale è tragico e assurdo, come potrebbe simbolicamente apparire la Storia di quegli anni. Ma la vita continua, sembra voler dire Wajda.


La vita è bella, Italia, 1998
Regia: R. Benigni
Attori: R. Benigni, N. Braschi, G. Cantarini, G. Durano, S. Bustric, H. Buchholz
Genere: Drammatico
Durata: 120′

 

 

 

Pluripremiata opera del regista italiano, narra come la vita di una famiglia possa essere sconvolta e precipitare nell’orrore e nella distruzione, e nel contempo di come si possano mantenere dignità, amore e coraggio. L’ebreo Guido, Dora e il piccolo Giosuè, vissuti per anni in una tranquilla quotidianità toscana piena d’amore e di colori, in seguito alla promulgazione delle leggi razziali in Italia vengono deportati in un campo di concentramento e catapultati al centro dell’orrore e della nullificazione, dove i toni cromatici diventano freddi e grigi. Guido, per nascondere al figlio la verità, riesce a fargli credere di trovarsi al centro di un gioco, il cui premio sarà un carro armato. Benigni fa scegliere a Dora, non ebrea, di farsi deportare, e dunque di morire, per seguire Guido e Giosuè: ancora una volta l’amore materno passa attraverso il sacrificio.


Train de Vie, Francia-Belgio-Olanda, 1998
Regia: R. Mihaileanu
Attori: L. Abelanski, Rufus, C. Larari, M. Muller, B. Abraham-Kremer, A. de la Fontaine
Genere: Commedia
Durata: 103′

 

 

 

Tragedia e commedia si fondono con abilità in quest’opera, che narra la fuga degli abitanti ebrei di un villaggio romeno: per salvarsi dai rastrellamenti predispongono un convoglio ferroviario fasullo, simulano una deportazione (alcuni di loro si travestono da SS) e dopo molte avventure riescono a raggiungere la Palestina. Analisi critica dei regimi, musica klezmer. Amaro e ironico, forte e poetico, colto e infantile.


Notte e nebbia (Nuit et bruillard), Francia – Italia, 1955
Regia: A. Astruc, J. Baratier, J. Valère, H. Gruel, A. Resnais
Attori: J.C. Pascal, A. Aimée
Genere: film a episodi, dei quali quello di Resnais è un documentario
Durata: 120′ – bn/colore

 

 

 

Dei quattro episodi che compongono il film, tutti francesi girati intorno alla metà degli anni cinquanta, Notte e Nebbia di Alain Resnais affronta per la prima volta in Francia a viso aperto la tragedia che il Paese sembrava, nell’immediato dopoguerra, voler rimuovere: un documentario lucido e implacabile, duro e intollerabile. Le immagini, tratte dai cinegiornali nazisti dell’epoca, non permettono giustificazioni né rimozioni. E’ diviso in due parti: il passato è in bianco e nero, e mostra i documenti dei campi di sterminio; il presente viene rappresentato a colori: una visita ai luoghi della memoria.


Jona che visse nella balena, Italia –Francia, 1993
Regia: R. Faenza
Attori: J. Aubrey, J.H. Anglade, L. Petterson, J. Del Vecchio
GENERE: Drammatico
DURATA: 96′

 

 

 

Il film si inserisce nel filone dedicato alla memoria dei bambini vittime dei nazisti: narra le vicende del piccolo Jona, un ragazzino olandese che nel ’42 a soli quattro anni viene deportato e perde entrambi i genitori durante gli anni di guerra. Dopo la fine del conflitto verrà adottato ma dovrà ancora soffrire molto. Jona cresce, durante il percorso filmico, e mutano progressivamente il suo sguardo sul mondo e il suo approccio agli orrori. Faenza riesce a trasporre le vicende narrate nel romanzo di Jona Oberski, dal quale l’opera è tratta, senza mai cadere nel patetico e sottolineando lucidamente la potenza e la forza dei sentimenti.


Schindler’s list (Schindler’s List), USA,1994
Regia: S. Spielberg
Attori: L. Neeson, B. Kingsley, R. Fiennes, C. Goodall, J. Sagalle, E. Davidtz, M.Gebel,B.Macola
Genere: Drammatico, b/n – colore
Durata: 195′

 

 

 

Premiato con 7 Oscar, “La lista di Schlinder” narra la vicenda di un industriale tedesco che sceglie di salvare da morte certa nelle camere a gas più di un migliaio di ebrei, quegli stessi esseri umani che ha sempre sfruttato come manodopera a basso costo nel corso della sua carriera, caratterizzata da collaborazioni con il nazismo. Film potente e drammatico, penetra all’interno del mostro olocausto, narrando storie e mostrando corpi, destini, deliri. Notevole l’approccio all’aspetto economico, che ha costituito parte importante dello sterminio. Il regista riesce a mantenere sempre alta la tensione e a delineare con precisione e lucidità i tratti dei personaggi e le loro contraddizioni, legando con unità e coerenza i passaggi dal bianco e nero al colore.


La passeggera (Pasazerska), Polonia, 1961 – 1963
Regia: A. Munk
Attori: A. Slaska, A. Ciepielewska, J. Kreczmar, M. Walczewski, I. Malkiewicz, M. Koscialkowska
Genere: Drammatico, b/n
DURATA: 42′

 

 

 

A distanza di quarant’anni dalla sua realizzazione, l’opera resta uno dei migliori esempi di analisi di quanto gravitava intorno ai campi di sterminio e del legame fra carnefice e vittima, nel tentativo di superare l’orrore e indagare e scavare in profondità quanto sia rimasto nella mente degli scampati e come tale materiale incida nelle loro vite future. La storia, ambientata all’inizio degli anni sessanta, narra di una sorvegliante nazista che incontra casualmente una donna ebrea che fu sua vittima nel lager, e con la quale aveva cercato inutilmente di avere una qualche forma di rapporto. L’incontro rappresenta per la sorvegliante un’occasione per iniziare una lunga opera di riflessione e analisi con il marito ma soprattutto con se stessa. Il film, rimasto incompiuto a causa della morte improvvisa del regista, fu portato a termine da un suo collaboratore che utilizzò le fotografie di scena al posto delle sequenze mancanti: ne risultò comunque un capolavoro.


Andremo in città, Italia, 1966
Regia: N. Risi
Attori: G. Chaplin, N. Castelnuovo, Federico
Genere: Drammatico, b/n
Durata: 95’

 

 

 

Il film, scritto da Edith Bruck, descrive l’intenso rapporto fra una ragazzina ebrea e il suo fratellino, rinchiusi in un vagone ferroviario per essere deportati e sterminati: la ragazza narra una favola al piccolo, nel tentativo di far assumere al dramma i contorni di fantasia e simbolo, per rendere in tal modo più lieve e sopportabile l’orrore.


Fuga da Mauthausen (Die Flucht), Germania, 1963
Regia: E. Zbonek
Attori: G. Ungehuer, G. Goetz, K. Hofmann
Genere: Drammatico
Durata: 94′

 

 

 

Edwin Zbonek pone gli spettatori di fronte all’antico ma sempre attuale problema delle alterità e delle similitudini legate alle radici, della forza disperante dei legami familiari: due fratelli si affrontano sul ciglio dell’immenso baratro creato dal nazismo all’interno della società tedesca. Entrambi ebrei, hanno infatti scelto le due sponde opposte del mare in tempesta: uno è un ufficiale delle SS, l’altro è prigioniero in un campo di sterminio; la fuga di quest’ultimo dal lager sarà l’occasione per lo svilupparsi di un rapporto teso e drammatico fra i due fratelli, legati ma nemici.


Olocausto (Holocaust), Stati Uniti, 1979
Regia: M. J. Chomsky
Attori: J. Anbach, S. Arnold, J. Bailey, B. Baker, I. Barth, M. Beck
Genere: serie televisiva
Durata: 475′

 

 

 

È un serial televisivo ambientato nella Germania nazista, che narra le vicende di una famiglia ebrea durante le persecuzioni. Di bassa qualità e semplicistica, l’opera merita in ogni caso di essere citata in quanto ebbe il merito di portare per la prima volta a un ampio ed eterogeneo pubblico le tematiche inerenti lo sterminio, prima appannaggio di studi specialistici di settore. La serie ebbe enorme successo, dagli Stati Uniti venne diffusa in tutta Europa e fece registrare un interesse nei confronti dell’argomento mai verificatosi in precedenza e che non venne più meno nel corso degli anni successivi: l’olocausto era divenuto finalmente parte della patrimonio di conoscenza popolare.


Il diario di Anna Frank (The Diary of Anna Frank), Stati Uniti, 1959
Regia: G. Stevens
Attori: M. Perkins, J. Schildkraut, S. Winters, E. Wynn, R. Beymer, L. Jacobi, D. Baker
Genere: Drammatico
Durata: 170′, b/n

 

 

 

Film tratto da un libro – testimonianza (“Il diario di Anna Frank” appunto) divenuto uno dei simboli della tragedia europea che ha segnato il ‘900. Anna, tredicenne ebrea, narra nel suo diario la storia della propria famiglia nascosta per due anni nel tentativo di salvarsi dalle persecuzioni: verranno scoperti e deportati nei campi di sterminio.


Max e Helen, (Max e Helen), Stati Uniti, 1990
Regia: Ph. Saville
Attori: M. Landau, A. Krige, T. Williams Durata: 79’

 

 

 

 

Max ed Helen, una coppia ebrea deportata nel lager e scampata allo sterminio, si ritrovano al termine della guerra, e tentano di ricominciare ad esistere. Solo dopo alcuni anni Max riuscirà a denunciare la propria tragedia: la narrazione porterà lo spettatore al centro dell’orrore e dell’annullamento, facendosi testimonianza documentaria dell’indicibile.


Il portiere di notte, Italia, 1974
Regia: L. Cavani
Attori: D. Bogare, Ch. Rampling, Ph. Leroy, I. Mirando, G. Ferzetti
Genere: Drammatico
Durata: 114′

 

 

 

Il film si inserisce nel filone di opere che analizzano il rapporto fra vittima e carnefice. Una donna ebrea, deportata e sopravvissuta al campo di sterminio, vent’anni dopo riconosce nel portiere di un albergo viennese il suo torturatore, e rivive gli episodi sadomasochisti ai quali era stata costretta a partecipare, ancora ragazzina. L’opera suscitò scandalo all’epoca della sua uscita, e resta ora una testimonianza di alto livello su aspetti, difficili da trattare ma comunque impossibili da rimuovere, delle violenze sessuali perpetrate ai danni delle donne all’interno dei lager.


Documentari

L’ultima tappa (Ostatni etap), Polonia 1947
Regia: W. Jakubowska
Genere: Documentario autobiografico

La regista documenta la propria drammatica esperienza all’interno del campo di Auschwitz. Testimonianza lucida e imprescindibile.

Vincitori alla sbarra (Le temps du ghetto), Francia, 1961
Regia: F. Rossif
Genere: Documentario
Durata: 84′

Il documentario contiene documenti girati dai tedeschi stessi all’interno del ghetto di Varsavia e comprende anche la distruzione del ghetto stesso e interviste ai superstiti.

Shoah – Olocausto, Francia, 1985
Regia: C. Lanzmann
Genere: Documentario
Durata: 570′

E’ un lavoro di notevole mole, diviso in due parti, basato su testimonianze. La memoria diviene elemento unico ed essenziale per un percorso di ricostruzione storica senza finzione cinematografica: una molteplicità di personaggi riflette sulla tragedia e ne ricostruisce gli antefatti, il dispiegarsi, le conseguenze. Hanno voce ebrei e nazisti, accomunati dalla necessità di oltrepassare il mito, la leggenda, le banalizzazioni, per ricostruire e fissare la realtà senza filtrarla attraverso gli abituali artifici del cinema. Le ricerche documentarie e le riprese sono state effettuate nell’arco di cinque anni. Da quest’opera in poi, il termine “shoah” viene assunto come termine ebraico alternativo ad “olocausto”.

Gli ultimi giorni (The Last Days), USA, 1998
Regia: J. Moll
Genere: Documentario
Durata: 87′

Testimonianze dure e drammatiche di cinque ebrei ungheresi sopravvissuti alla deportazione nei campi di sterminio che seguì l’occupazione dell’Ungheria da parte di Hitler nel 1944. Il documentario è diviso in quattro parti: “Da cittadini a emarginati”, “L’inferno di un pazzo”, “La liberazione”, “Rifarsi una vita”, e ricostruisce le vicende di poco meno di un milione di ebrei che vivevano in Ungheria fra gli anni ’30 e ’40. Le testimonianze orali sono supportate da immagini di repertorio, quasi tutte in bianco e nero e in gran parte inedite.

Per ignota destinazione, Italia, 1995
Regia: P. Farina
Genere: Documentario

Il filo conduttore che lega le molte testimonianze è il viaggio che il regista compie ad Auschwitz, e le interviste offrono un ampio panorama degli avvenimenti in Italia, dalla promulgazione delle leggi razziali in poi.

Memoria, Italia, 1997
Regia: Ruggero Gabbai
Attori: Testimonianze di alcuni superstiti ebrei dei campi nazisti.
Genere: Documentario
Durata: 90′ (colore)

Documentario importante per ricostruire le vicende degli ebrei italiani deportati ad Auschwitz. Giancarlo Giannini è la voce narrante che lega novanta testimonianze degli ultimi superstiti fra gli ottocento che furono liberati dal campo.

Il processo di Norimberga, (Nürnberger Prozess), Germania, 1958
Regia: F. Podmaniczky
Genere: Documentario
Durata: 92’ b/n

Uno fra i più noti e puntuali documentari sul processo di Norimberga, alle cui immagini il regista alterna le prove documentarie dei crimini commessi dai nazisti.

Uno specialista, Francia/Germania/Austria/Israele, 1999
Regia: E. Sivan
Genere: Documentario
Durata: 128’

Adolf Eichmann, tenente colonnello delle SS e capo del dipartimento di sicurezza interno del Terzo Reich, fu oggetto di un processo durato otto mesi a Gerusalemme, imputato come criminale di guerra. Il processo fu seguito in tutto il mondo, si svolse alla presenza di giornalisti provenienti da diversi Paesi, e fu filmato integralmente da telecamere nascoste. Il documentario proposto è frutto di selezione, restauro e montaggio di alcune parti di esso, ad opera del regista israeliano Sivan. La linea scelta dal regista per dare unità alle parti, prende le mosse dalle posizioni assunte da Hannah Arendt, filosofa politica tedesca, emigrata negli U.S.A. per sfuggire alle persecuzioni e inviata a Gerusalemme a seguire il processo. La Harendt, e con lei Sivan, dà una lettura del processo analizzando il punto di vista dell’imputato: ne emerge la figura di un impiegato, un uomo ligio al dovere, fedele burocrate, esecutore, essere umano di terribile normalità. La filosofa analizza “La banalità del male”, e in tal modo titola il proprio rapporto, che suscita all’epoca roventi polemiche e accuse di antisemitismo. In realtà, ciò che Harendt volle evidenziare, e su cui il regista pone l’accento, è la frammentazione delle azioni e delle responsabilità, che rese possibile a centinaia di nazisti ordinare crimini efferati pur restando in pace con la propria coscienza e senza farsi carico di alcuna responsabilità. Eichmann sarebbe potuto essere chiunque: questo fu l’aspetto terribile e inedito emerso dal processo e qui documentato.