Aprile resistente: Un’esperienza didattica

20 May 2017

Il progetto didattico Aprile resistente si è reso possibile, grazie a un contributo del Comitato per l’affermazione dei valori della Resistenza e della Costituzione repubblicana della Regione Piemonte.

Gli incontri, tenuti da Cesare Panizza, segretario di redazione della nostra rivistaQuaderno di storia contemporanea, sono avvenuti il 6 maggio presso la Scuola media “Bovio-Cavour” di Alessandria (1 classe coinvolta), il 10 aprile presso la Scuola media Dante Alighieri di Pozzolo Formigaro (2 classi coinvolte), il 29 aprile presso il Liceo Scientifico “Galileo Galilei” di Alessandria (2 classi coinvolte), il 15 maggio presso la Scuola media di Spigno Monferrato (1 classe coinvolta).

Era obiettivo degli incontri fornire ai ragazzi un approfondimento generale sulle vicende della Resistenza italiana, in particolare attorno al tema della “scelta” partigiana, con una attenzione specifica al nostro contesto provinciale. Entrambi – “scelta” e “contesto locale” – sono stati affrontati valorizzando come fonte per lo studio della resistenza i database Partigianato piemontese e società civile e l’Atlante delle stragi nazifasciste in Italia nonché i contenuti del sito del nostro istituto (in particolare le interviste confluite nel progetto regionale Memorie di Piemonte-Granai della memoria.

Insieme ai ragazzi è stata infatti condotta un’esercitazione sui due database sopracitati, utilizzando come chiave di interrogazione il Comune sede dell’istituto scolastico.

Gli studenti hanno così potuto da un lato sperimentare l’uso di fonti divenute oggi disponibili a tutti grazie alla loro digitalizzazione e al loro riversamento sul web, imparando a distinguere fra contenuti storici “certificati” dal punto di vista scientifico e no; dall’altro hanno potuto ricostruire – seppure molto parzialmente – il panorama della “Resistenza” (composizione demografica per luogo di nascita, sesso e occupazione del partigianato locale, formazioni di appartenenza, nomi di battaglia, eventuale presenza di deportati, caduti o feriti) e dell’impatto sulla popolazione dell’occupazione nazi-fascista (presenza di stragi nel territorio del proprio Comune o dei Comuni vicini, loro caratteristiche essenziali) nella loro comunità di appartenenza.

Il lavoro proposto è stato accolto con interesse dagli studenti e in taluni casi – attraverso la ricerca di nominativi di parenti o conoscenti appartenuti al movimento di liberazione o attraverso l’analisi della toponomastica locale – dovrebbe aver permesso loro di “riaccendere” la memoria familiare e comunitaria attorno alla guerra di liberazione.

L’analisi delle professioni svolte dai partigiani – in molti casi di tipologia a loro totalmente ignota – così come quella dei nomi di battaglia, ha avvicinato gli studenti a un mondo sociale molto diverso da quello loro consueto, seppure in fondo non così lontano nel tempo.

L’esperienza andrà ripetuta e affinata già a partire dall’inizio del prossimo anno scolastico. Essa ha grandi potenzialità didattiche e potrebbe trovare sviluppo in un lavoro laboratoriale in cui agli studenti venga richiesto, dopo un’analisi preliminare della Resistenza nel loro contesto locale, di “adottare la memoria” di uno o più partigiani.

Si tratterebbe di ricostruirne la biografia prendendo in esame altri fonti primarie, fra cui naturalmente quelle orali, ove disponibili, e che potrebbe avere come obiettivo anche la realizzazione di eventi pubblici e/o di pubblicazioni (piccoli video, pagine web, allestimenti teatrali, letture, momenti musicali eccetera) per la divulgazione dei risultati della ricerca.

Sarebbe possibile condurre un’operazione molto simile lavorando sulle stragi nazi-fasciste avvenute nel nostro territorio (“adottando” la memoria di una o di più vittime), assumendo come punto di partenza le informazioni contenute nel database Atlante delle stragi nazifasciste in Italia.

Come sempre in realtà accade in questo genere di esperienze, il lavoro non avrebbe solo una ricaduta in ambito scolastico né un valore solo didattico, dal momento che rappresenterebbe uno stimolo ulteriore per le nostre comunità locali alla trasmissione della memoria e dunque alla diffusione di una maggiore e più complessa conoscenza storica di quanto avvenuto nel nostro territorio fra il 1943 e il 1945 (nei suoi nessi con il “quadro” nazionale e internazionale, così come con una storia di più lungo periodo).

Si avrebbe così ragione di letture semplificate e semplificatrici, decontestualizzate, talvolta presentate dai media (e con cui i ragazzi sono spesso in contatto tramite il web), andando incontro a quella “domanda di storia” presente soprattutto fra le generazioni più giovani, rafforzando così la vocazione alla “public history” propria degli istituti per la storia della resistenza.