Giovanni Tesio per i 90 anni di Rapetti
Per i 90 anni del Poeta
Esserci a festeggiare Giovanni Rapetti sarebbe stata una gioia mia, sia perché non lo vedo da anni (il suo è un riserbo quasi ascetico), sia perché credo che la sua poesia sia fatta per durare negli anni. Il mondo di Rapetti è favolosamente antico, è un mondo tutto filtrato attraverso una memoria sensoriale, in cui la vista è tutto, ma la fantasia non le è da meno. Errore grave pensare che questo mondo di Tanaro e di “erbosi passi” (bene fa chi sottolinea la botanica e l’ornitologia di un habitat che la poesia, con la sua forza di ricreazione, riesce a restituirci) sia un mondo estratto dalla realtà: una modalità, insomma, di realismo appena trasfigurato. Qui la trasfigurazione è tutta affettiva, emotiva, e la memoria ne è la levatrice. Tutto localizzabile e localizzato e insieme tutto universale e universalizzabile. Le baciate della “bosinada” fanno da sestante rimico, l’endecasillabo – a sua volta – da centina ritmica (curvatura regolare che traveste questi versi come una conta, come una filastrocca: “Ra stòria der paiz r’è ‘ncura longa/ va sèimp anan, quintoma e sèimp sa zlonga”)
Pare di sentire un’eco di oralità rifatta, da bocca a orecchio, il suono di un incanto un po’ bambino, pur nella sua rudezza rustica e fluviale. Il fiume, infatti. Il fiume con le sue sponde mutanti e la sua storia mutata. Davvero Rapetti sa congiungere la mappa della sua terra e la carta del suo cielo. Che sono poi – e non solo per lui – le due facce dell’esserci: l’esserci come riflessione su ciò che siamo diventati e l’esserci come memoria di ciò che siamo stati (o, verrebbe da dire, di ciò che siamo nati). Sono l’una e l’altra sponda di un “io” in cui si rispecchia – nelle tante figure – un ben solido “noi”; in cui consiste il filo teso di una fedeltà poeticamente e coerentemente “civile”, se la parola – come spero – non offende la poesia. Se non posso esserci a festeggiare Giovanni da vicino, spero che queste mie (minime) considerazioni de loinh gli arrivino – grazie a Franco Castelli, il suo migliore interprete – con tutta la stima che merita.
Giovanni Tesio (6.12.2012)